Storia della donazione

 

Fin dai tempi antichi l’uomo ha considerato il sangue “il principio di vita”, avendo verificato come un’emorragia potesse arrecare un danno serio alla salute, addirittura la morte. Già nell’Antico Egitto si cominciò a praticare la trasfusione di sangue, mentre in molte civiltà antiche il sangue occupa un posto preminente in vari riti magici.

Le prime trasfusioni documentate avvennero in Europa a partire dal XVII secolo. Nel 1666, a Parigi, J.B. Denis, medico di Luigi XVI, realizzò una trasfusione di sangue dall’animale (in questo caso da un agnello) all’uomo. Dopo un apparente iniziale successo, il paziente morì e lo stesso Denis venne accusato di omicidio.

I risultati negativi del XVII secolo influirono non poco sulla storia della trasfusione di sangue, che verrà abbandonata per oltre un secolo perché condannata dalle autorità civili e anche dal Papa con una bolla pontificia.

Nell’800 l’adozione definitiva di solo sangue umano ed i metodi scelti per raccoglierlo e trasfonderlo portarono a risultati sia positivi che negativi.

Nel 1818 James Blundell, un ostetrico inglese, ricorre con successo ad una trasfusione in un caso di emorragia post partum utilizzando il sangue del marito della paziente. La letteratura medica dal 1840 al 1875 registrò una percentuale del 50% di mortalità dovuta a tre cause principali: emboli per sangue coagulato, trasfusione incompatibile e inquinamento di germi, batteri e tossine per mancanza di idonee condizioni igieniche.

La scoperta fondamentale che ha posto fine alla fase sperimentale della trasfusione che durava da secoli è stata la determinazione dei gruppi sanguigni, quando nel 1900 Karl Landsteiner, descrivendo e classificando il sistema AB0, gettò le basi scientifiche e tecniche della trasfusione moderna. Per questa scoperta Landsteiner nel 1930 vincerà il Premio Nobel per la Medicina. Nel 1941 lo stesso Landsteiner scoprì anche la proteina responsabile del Fattore Rhesus (Rh).

Nel 1914 abbiamo l’inizio dell’utilizzo del citrato di sodio come anticoagulante e delle pratiche di conservazione e trasporto del sangue donato.

Nel XX secolo un grande stimolo evolutivo alle tecniche di trasfusione fu dato sfortunatamente dalle notevoli necessità terapeutiche della “traumatologia di guerra“:

Durante la Prima Guerra Mondiale si avvertì la necessità di un Servizio di Trasfusione;
Negli anni ’20-’30: organizzazione dei primi servizi trasfusionali ed istituzione in Europa delle prime associazioni di donatori volontari.

Nel 1939 produzione e distribuzione dei primi flaconi sterili con una soluzione anticoagulante e conservativa per il mantenimento del sangue fino a 21 giorni;

Dopo la Seconda Guerra Mondiale: organizzazione capillare delle strutture trasfusionali; in Italia il primo Centro Trasfusionale fu fondato a Torino nel 1948.

Nei primi anni ’70, l’introduzione delle sacche di plastica cambiò profondamente i criteri con i quali era impiegato il sangue. Da allora il sangue è raccolto in sacche multiple in plastica, unite fra loro in modo sterile. Questa tecnologia permette di operare in un sistema chiuso, minimizzando quindi i rischi d’inquinamento e di separare il sangue nei suoi tre componenti principali globuli rossi, piastrine e plasma. Fu sviluppato il concetto base della terapia mirata con emocomponenti.

Curiosità
– In origine il gruppo «zero» era identificato con la lettera “O” ovvero l’iniziale della parola “ohne” che in tedesco significa “senza” (appunto, gruppo senza antigeni).

– Karl Landsteiner nacque in Austria il 14 giugno 1868; è pertanto in suo onore che ogni anno, nel medesimo giorno, si festeggia la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue.

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